Che fine ha fatto Santa Claus?

Questa è la domanda che tutti i lettori de L’Occhio Vispo si saranno chiesti dopo gli accadimenti della settimana scorsa. Sfortunatamente la redazione non ha più potuto seguire le travagliate vicende del santo perché il curatore della rubrica ( che ora state leggendo) la scorsa settimana ha rischiato prima l’ipotermia e dopo di morire bruciato. Il povero cristo infatti nel disperato tentativo di salvarsi la pelle dal freddo ha accesso un piccolo fuoco nel suo capanno improvvisato sotto il ponte. Disgraziatamente quello che doveva essere un fuoco ristoratore si è presto trasformato in un pericolo mortale per la vita umana. Il capanno è stato arso fino alle cenerei, e il curatore della rubrica si è salvato per miracolo. Nessun miracolo ha invece impedito al fuoco di strappare la vita a un paio di individui che da tempo solevano trascorrere intere giornate sotto il ponte a fissare il nulla e a farfugliare fresi e monologhi senza senso. Invocando il desiderio di avere l’opportunità di conoscere molti amici.

Non ha caso è stata usata la parola miracolo; non un semplice eufemismo per esprimere che un fatto straordinario è accaduto, ma un vero esempio del poter divino ha interceduto con la Morte. Con il capanno avvolto dalle fiamme anche il curatore della rubrica era divenuto torcia umana; straziato dal dolore e dal panico il poveraccio è stato improvvisamente estinto e curato dalle ferite mortali proprio da santa Claus il quale latitava dalla polizia da giorni. L’intercessione del santo è stata provvidenziale! E di gran cuore per giunta benché scoprire poi, come rivelato da santa Claus subito dopo il miracolo, che è stato proprio il santo a dare fuoco al capanno come ennesimo atto terroristico contro l’umanità; ma la visione di morte e terrore negli occhi di poveracci intenti a mangiare scatole di fagioli ha redento il padre del Natale facendogli trovare lo spirito natalizio che aveva smarrito.

“Il fuoco all’interno della capanna infatti non sarebbe mai bastato a creare tanto disastro visto che era composto solo da un paio di fiammiferi.”

Ha confermato il curatore della rubrica.

Recuperato il senno, il vecchio babbo si è messo subito all’opera nel sistemare i guai causati e “riportare loro un po’ di gioia” ha poi dichiarato alla stampa.

Aiutato da Gesù di Nazareth tutte le vittime del massacro della settimana scorsa sono state resuscitate; tutte tranne alcune eccezioni. Il Gesù ha così commentato

“Lo spirito del Natale è tornato. Babbo natale è rinsavito. Con le resurrezioni ho fatto del mio meglio. Coloro che da li a pochi giorni sarebbero morti comunque mi sono risparmiato il disturbo di riportarli in vita. Un giorno più o un giorno in meno no fa differenza. La tua vita te la sei fatta.”

 

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Gesù di Nazareth resuscitata i morti della strage del 16 dicembre.

Delle 230 vittime solo 5 sono rimaste con i piedi avanti. Del resto non si può avere tutto anche se l’età media dei rimasti morti è di 25 anni. Un periodo un po’ breve per essersi fatti una vita.

“ Meno male che sono morti sti vecchi. Venticinque anni e ancora sperano nel futuro. Largo  ai giovani!”

Queste le parole dei un datore di lavoro apparso a caso nella redazione.

Con il Natale ristorato tutto è tornato alla normalità.

Scamù

Santa Lucia. I fatti.

Tredici dicembre, il giorno di Santa Lucia. I regali sono stati aperti, le caramelle mangiate e le aspettative soddisfatte. Ma è veramente così?

La Santa è solita portare doni e regali ma talvolta le aspettative  e la coerenza tra la lista dei desideri e i doni recapitati non sono delle migliori.

Ecco un paio di dati alla mano che ho registrato oggi. Vediamo come si è comportata quest’anno.Sul campione esaminato  il 41% si è dichiarato soddisfatto dei doni recapitati attribuendo un voto di 8/10 alla coerenza tra desiderio della lista e realtà dei fatti. I dati dicono che almeno due regali su dieci presenti nella lettera sono stati effettivamente congegnati ma questo non è stato sufficiente a soddisfare quel 38% di devoti che ha giudicato mediocre la qualità del dono ricevuto nettamente inferiore alle aspettative e lontano dalla coerenza. In fine ma non ultimo, solo  il 12% ha ritenuto del tutto inutile il suo risveglio alla mattina perché nulla di ciò che era stato richiesto è stato recapitato e che “la santona poteva starsene anche a casa sua” . In ultimo solo il 9% ha reagito con blasfeme bestemmie e imprecazioni contro la poveretta i quali non hanno ricevuto alcun’che nonostante la lettere fossero state recapitate in tempo.

La statistiche parlano inoltre di un aumento della consegna do carbone, si è registrato un +1,4% un dato considerevole che dimostra un costante crescendo di cattivi comportamenti. Dato in crescita dal 2008 quando si era registrato un primo + 0,7%. Ottimo è invece il dato della cecità. Sono solo due i casi di cecità causati dalla Santa quest’anno, in linea con gli anni passati con una media di 2,4 accecati tra il 30 novembre e il tredici dicembre.

Dati considerevolmente positivi per Santa Lucia che al giorno d’oggi deve fari i conti con una massiccia concorrenza pagana e laica. Il 79% dei devoti ha ritenuto sufficiente il suo operato e solo un 21% si è espresso negativamente. C’è di certo margine di miglioramento ma vista la piccola attività artigianale che la santa disabile porta a vanti da anni è ammirevole la qualità del servizio che ogni anno offre benché mostri come Amazon abbiano invaso il suo settore da anni ormai; offrendo servizi di consegna efficienti e rapidi. In definitiva anche quest’anno Santa Lucia è rimasta sulla cresta dell’onda con qualche cieco in meno alle spalle per giunta.

Che dire di me. Io sono soddisfatto

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Scamù.

Santa Lucia perdona tu.

Parlare di Santa Lucia non è mai stato facile. Per consolidata pigrizia non mi accingerò mai a spiegare chi o cosa sai Santa  Lucia. Punto primo perché nessuno mai capiterà qui a leggere quanto seguirà. Punto secondo perché la nozione generale di Santa Lucia varrà comunque descritta nel corpo del testo.

Penso sia legittimo definire questa figura controversa; e vista la sua appartenenza al mondo cristiano, e la doppia natura di brutale violenza gratuita e carità amorevole , questo personaggio, questa Santa Lucia, lascerebbe aperte mille riflessioni e teorie sulla natura etica e morale della religione  cristiana; così come si potrebbe estendere lo stesso concetto in un contesto puramente laico.

Fortunatamente per il lettore immaginario che giace d’innanzi allo schermo carico di curiosità nel scoprire quali novità l’Occhio Vispo ha da offrire, tutte queste riflessioni non verranno prese in considerazione.   Rimane pur vero che Santa Lucia è un caposaldo della cultura infantile ma appare molto strano come una santa del calibro di Santa Lucia sia diventata una figura di gioia nonostante la storia, semi leggenda, narri una realtà di incredibile sofferenza e brutalità umana attigua alla sua vita.

Una vita di sacrifici per una madre malata, un amante irrispettoso e infido, una giustizia cieca (sarà un caso?) e una morte barbara. In altre parole una giovane ragazza guidata dall’amore per la madre riceve in dono dal dio che ha pregato, per intercessione di un’altra santa veterana nell’elargire grazie,  la guarigione della madre  e al contempo scopre, Lucia, la sua vocazione. Le conseguenze della vocazione sono nefaste. Presto la nostra futura santa venderà tutti i suoi bene per fede caritatevole verso il prossimo. Il suo amante, insospettito da questo “(in)umano” atteggiamento capisce che la fede cristiana si è “reimpairata” nel suo cuore. Tempi bui per i cristiani nell’impero romano; quindi processata per la sua fede le vengono cavati gli occhi con un tizzone ardente e in fine decapita. Oppure viene incarcerata , le cavano gli occhi e muore di fame. Esiste anche; carcere le cavano gli occhi e muore per le infezioni.  Ciò che rimane costante è la sua cecità. Questa può essere causa da un tizzone ardente negli occhi o da della cenere ardente gettata negli occhi.

Qualunque sia la sua fine di certo è delle peggiori.

Ebbene questa ragazza e il suo sacrifico vengono celebrati il 13 dicembre.  Divenuta una specie di Babbo Natele; un mese prima circa del tredici dicembre è solita ricevere cataste di lettere dei bambini; i quali , subdolamente la coprono di rispetto e con disegni e pensieri per ricevere in cambio i doni che  una folta lista, presente nella lettera, delucida alla Santa. Nelle prime settimane di dicembre fino al tredici, la Santa da presenza di se con sinistre apparizioni  momentanei e leggeri tintinnii di campanelle. La notte del dodici dicembre, carica di doni caricati su un carretto trainato da un asino, distribuisce doni a destra e a manca. Casa dopo casa deposita i doni e mentre i bambini dormono, la Santa parla coni genitori che, malauguratamente, devono stare svegli la notte per accoglierla , sfamare lei e il suo asino e probabilmente pulire e feci che l’asino avrà sicuramente depositato sul pavimento del salotto.

La mattina seguite i bambino impazienti scoprono se hanno ricevuto i doni richiesti , o carbone; per i bambini perfidi.

Il lato oscuro di Lucia.

Santa Lucia è una grande e vento per i più piccoli e per i più grandi che in ogni caso hanno conservato il suo ricordo. Nonostante ciò, esiste un rapporto di muto rispetto e terrore tra il devoto e la Santa. Certo straordinario è il suo operare  ma la sua benevolenza possiede una forte senso di coerenza democratica. Esiste una regola ferrea che nessuno mai potrà infrangere.  Nessun bambino sarà mai perdonato se costui cercherà di incastrare la Santa con vili sotterfugi per la sola curiosità di vederla all’opera.

Ogni tentativo da parte del bimbo di scorgere la Santa per suo curioso volere verrà divinamente punito con una manciata di cenere negli occhi che renderà il bambino cieco per sempre. La disgrazia vuole che questa sorte sciagurata lo attende  anche nell’occasione in cui il bambino a la Santa si incrociano puramente per caso. In questa circostanza, la santona presa alla sprovvista accecherà il bambino come manovra evasiva e si dileguerà nel nulla lasciando il  giovane privo di vista come effetto collaterale.

Del resto il rapporto tra bambini devoti la Stana ha una forte componente di vizio. Nulla lascia presagire un reale senso di collaborazione fra le parti. Da una parte una donna traumatizzata della sua esperienza  di via ma allo stesso tempo dedita a rendere felici quegli esseri umani che hanno strappato la sua vita con ferocia  (in)umanità; dall’altra una schiera di bambini desiderosi di ricever  la degna ricompresa per il loro egregio comportamento. Tuttavia, forse per immaturità o per ontologica ingenua  malvagità, questi bimbi, questi piccoli esseri umani, spediscono lettere e disegni a una santa priva della vista. E non curanti della sua disabilità sono soliti contestarla, oltretutto, per la mancata consegna o l’errato regalo. Comprensibile è il disagio della Santa che ancora una volta deve fare i conti con una umanità che si fa beffe della sua persona e ignora invece il profondo sacrificio che costantemente ella compie nel tentativo di spezzare il malvagio incantesimo che avvolge il genere umano mostrando loro compassione e amore. Rimane vero che il “troppo scoppia” questo ha guidato la Santa verso una sorta di punizione “divina” e “democratica” nei confronti dell’umanità, privando della vista tutti coloro che per mancata fede si spingono oltre il limite dell’anima umana. O più semplicemente la poveretta ha imparato, a suo discapito, che l’unico linguaggio che l’essere umano capisce è quello del ricatto e della violenza. Nonché l’unico linguaggio che ella stessa ha imparato quando era un umano.

E’ bello però vedere come nonostante questo rapporto travagliato, Santa Lucia sia riuscita a conservare la secolare figura di evento gioioso, un giorno speciale per ogni bambino; un’attesa magica fino a un risveglio sublime  fatto di doni e dolciumi; felice inoltre di poter vedere osservare i doni ricevuti. Un emozione e un evento così intenso che neanche la possibile cecità infletta per punizione  è in grado di distruggere. L’unica eccezione in grado di annientare questa gioia è rappresenta da una cantina e da una pasta al sugo con troppo aglio.

Scusa santa Lucia per questa mia analisi.

Santa Lucia perdona tu.

Il tuo devoto e affezionato Scamù.

P.s

Come potrai bene vedere la mia lista è semplice. Ti prego non sbagliare  regalo. Ho proprio bisogno di quelle calze nuove; le mie sono tutte bucate e i piedi congelano. Anche un paio di scatolette di fagioli mi farebbero comodo.  Se ti avanza un po’ di cenere rovente e un po’ di carbone sentiti libera di non gettarmela negli occhi ma aggiungi il tutto al mio piccolo falò. Non ho niente da offrirti, solo il mio letto. E’ fatto di fieno, il tuo asino può mangiarlo. Domani dormirò sul cemento ma va bene così.

 

Lasciate l’alito puzzare

Stranamente oggi mi trovo costretto a interrompere la mia vena di inutile ciance per parlare di un evento che ha scosso profondamente il mio cuore. E non solo il mio. Un evento tragico, meschino e infido; che si è insinuato come usa serpe nella fiducia delle persone e ha iniettato il suo veleno nel centro del cuore per poi farsi da parte e osservare con sadico piacere il lento morire della fede degli uomini .

Sono giorni d’inverno e, nel limbo nel quale mi trovo relegato, il freddo punge più di un ago. Scosso da brividi e vicino all’ipotermia, lo scorso giorno stavo imbottendomi di giornali per conservare calore; quando il mio sguardo acuto si è concentrato su un articolo del prestigioso The Guardian di un paio di mesi fa:

 “Tesco withdraws £93,000 worth of underweight garlic bread Retailer recalls nearly 70,000 own-brand packets after Aberdeenshire watchdog discovers several were below weight declared on packaging.”

Difficile descrive le sensazioni che ho provato in quel momento e difficile è ricordare quel nefasto evento. Un senso di desolazione, abbandono e tradimento mi ha attagliato. Non potevo più vedere un domani per l’umanità, non riuscivo più a pensare al concetto di fiducia.

Buttata e sbracciata come un pezzo di carta, raccolta e curata solo per essere distrutta di nuovo.

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TESCO, il centro di leccornie e golosità a basso costo ha avuto il coraggio e la sfacciataggine di imbrogliare, di truffare e raggirare i raffinati palati della gente mentendo sul peso del suo delizioso pane “aglioso”.

Il prelibato pane che appaga lo stomaco del più famelico uomo, era diventano, nella menti managerliali diaboliche di casa TESCO, il mezzo principe di tradimento nei confronti di una clientela affezionata e devota al suo sapore.

Ma la giustizia non è cieca, ella ci vede e sente benissimo con il suo naso ficcanaso. Ella sa dove andare colpire, sa come guidare gli uomini verso una vita libera dal pensiero dell’inganno. La giustizia interviene sempre laddove è necessario azzittire il lavoro celebrale degli uomini in favore del piacere del gusto.

La mente umana ha infinite vie di perversione. Guidare gli uomini verso la follia è il suo scopo.

Fortunatamente la Giustizia, stavolta in veste mediatica, ha diffuso la notizia di questo ignobile raggiro. Non solo il The Guardian ha dedicato un intera pagina del suo rinomato giornale per smascherare il misfatto; Mirror , Daily Mail, riviste e blog  tutti uniti a farcire pagine e pagine di essenziali notizie atte a vendicare e rendere noto a tutto il mondo l’importanza essenziale e vitale di un fatto così atrocemente profondo che ha messo in discussione, per un terribile attimo, l’intero concetto di pane all’aglio. Tutti hanno smesso di pensare a se stessi, e  hanno avuto la rara occasione di combattere per la salvezza di un concetto che, giorno dopo giorno, si materializza nella sazietà dello stomaco e in una incantevole fragranza nel palato.

Questo brutto evento è stato sventato ed eterna devozione dovrà essere riservata certo a TESCO per il suo pane, ma soprattutto per la Giustizia Mediatica, la quale con un coraggioso intervento ha subito destato la nostra mente annebbiata dal nulla puntando un riflettore mortale sull’imbroglio.

In conclusione, questo nettare di piacere , questo pane santo, ha ritrovato il suo ontologico peso forma, tornando ad esser la transustanziazione dell’aglio in pane.

Leggermente congelato Scamù

 

Sulle Cose

Ero seduto rannicchiato all’angolo della strada come mio solito l’altro giorno. E come mio solito non potevo fare altro che osservare il mondo a me circostante. Come di consueto dovevo fare i conti con le risate, sputi e insulti; i quali ogni giorno suonano per me la più degna delle melodie.

Mi stavo pulendo il volto da un considerevole sputo quando vidi sull’altro lato della strada un uomo gettare i suoi soldi all’aria urlando “Devo possedere cose!”.

Quell’uomo, quella sua disperata dichiarazione, che alle mie orecchie parava un grido d’aiuto, mi fece riflettere. Perché devo possedere cose se queste cose non rispondo neanche più all’idea di cose?  Perché possedere cose se esse stesse sono stanche di esistere?

La cosa più interessate delle cose è che tale è la mia volontà di possesso da lasciarmi senza la voglia di possedere altre cose dalle cose che già possiedo.  Il possesso di tante cose, processo inesorabile, inarrestabile e soprattutto auto alimentato da se stesso, è un attitudine che contraddistingue specialmente il genere umano, che di meglio non ce né oserei dire; l’uomo è votato al possesso delle cose il quale, spesso e volentieri, si arrabatta e si dispera per la conquista di più beni possibili. È una fede invidiabile, un senso di speranza futura indefessa quella che guida gli uomini. Una fede che li guida verso la stretta dalla cosa fra le sue mani. Una fede così profonda ma allo stesso tempo reale, che ha spinto quell’uomo che i miei occhi, intrisi di sputi e gonfi per le botte e le lacrime versate, hanno visto compiere quel gesto sconsiderato. Egli ha materializzato prima e sublimato dopo, la sua intera esistenza nell’immagine del folle arso dal desiderio di possesso. Urlando e sbraitando, gettando i soldi al vento quell’uomo ha gridato, e grida tuttora perché riesco ancora a sentirlo solo che ora la fame lo attanaglia e la morte per denutrizione lo aspetta. Lo aspetta perché la vedo dietro di lui impaziente. Quell’uomo folle non più tanto folle ha avuto il coraggio di gettare la maschere dell’uomo targata umanità e di svelare a tutti la sua esistenza. Ignorando il resto del suo essere , quell’uomo ha capito che la sua vita era ormai destinata a rispettare la sua fede e che il suo senno era ormai disperso in mille pezzi. “Perché recitare ancora la mia parte?” urla ora il povero cristo. “Perché dovrei anche solo fingere che per me non esiste altro che il desiderio di possesso delle cose? Care mie amare cose. Perché dovrei rinunciare a questa mia gioia suprema, perché mentire? Menzogne menzogne! Menzogne menzognere! Voi mi disgustate, mi disturbate, mi inorridite! Andate via, lontano da me! Le mie cose mi appartengono le mie cose mi rendono migliore, le mie cose parlano di me e per me, le mie cose sono lo specchio dalla mia esistenza inutile e beata. Non ho bisogno di altro se non il desiderio di possesso. Niente lo sazia niente lo placa ogni altra mia azione è vana e inutile d’innanzi a lui. Questo sono io, altro non sono che desiderio.”

Ora non urla più.

Scamù.