Carissima,
“Inutile discutere, d’accordo non saremo mai.” “ Che cosa c’è di strano in ciò?”
Dove mi trovo fa freddo molto freddo. Molti arrivano freschi di giorno ma tanti altri, di notte, se ne vanno. Fa freddo e buio, buio pesto. Non si vede un palmo dal naso. Siamo arroccati su un monte da due settimane ormai. Il nostro avamposto è proprio a ridosso di un precipizio. Forse è per questo che molti, di notte, se ne vanno. Il buio pesto e la latrina, sul fondo del burrone, non giocano a nostro favore.Se solo l’avessimo scavata in cima al monte, ora, metà del nostro battaglione sarebbe ancora vivo.
Pigrizia, maledetta! Con te non si dialoga mai, i proiettili non ti uccidono neanche a volerlo.
Quanto hai intenzione di farci soffrire ancora?
Di tutti i nemici che abbiamo affrontato lei, la Pigrizia, è il peggiore: non lascia tregua e non da scampo. Mina tutti i nostri propositi, è sempre un passo avanti a noi. Ormai non comunichiamo più neanche fra noi, preferiamo tacere o lasciare le cose al domani. Generalmente il domani dovrebbe farle queste “cose”, questo è l’accordo, tacito, tra l’oggi e il domani. Eppure, anche il domani fallirà.
Ah Pigrizia infame!
Questo nostro stato ci ha lasciato muti e spaesati; gli ‘ordini faticano ad arrivare, tanto domani arriveranno, le postazioni sono vuote perché nessuno si alza mai in tempo e le guardie dormono, sempre.
L’altro giorno il mio plotone è stato mandato all’avamposto numero tre: quello più bello, dove, lontano dalla prima linea, si ritrova il senso del tempo perso. Sdraiati e assopiti, di notte, la Pigrizia, ha sferrato un attacco ferocissimo. Presi di soprassalto siamo corsi, fucile in mano, alle torri di difesa. Abbiamo acceso la notte di fuochi, scoppi, saette guizzanti da tutti le parti. Il frastuono dei nostri colpi ha fatto tremare la montagna.
“Non si aspettava una risposta così immediata, guarda come scappa!” abbiamo tutti noi pensato deridendo la Pigrizia.
Poveri illusi noi…Attenti alla mira del colpo, centro perfetto, nel cuore nemico, ella, la Pigrizia, aveva già colpito. Noi, beati, sdraiati, sui letti di piaceri artificiali, come ristoro, dalla battaglia, non ci siamo neanche ricordati di scrivere ai nostri cari. Quella, era, la prima occasione che avevamo di farlo dopo giorni di silenzio. Dimenticati. Non comunichiamo più, non lo facciamo più.
Tu, mia cara, riceverai questa lettera dopo chissà quanto tempo. Chissà se ancora ti ricordi di me. Tu lo sai, la guerra non è ancora finita; se combatto in questa guerra, lo faccio solo per te. Tu, qui, non potresti stare. Tu, lì dove stai, sei così felice e bella. Privarti di ciò sarebbe peccato mortale. Tu meriti tutto questo, tu meriti il mio dolore per la tua felicità.
Se vivrò, tornerò. A presto.
P.s
Ti lascio una mia foto. La guerra cambia l’anima.