Pecios n. 114 La guerra e la medaglia

Caro Maestro è passato così tanto tempo dall’ultima volta che ti ho visto che nemmeno ricordo il significato di “nostalgia”.  La verità è che tu sei morto ed io sono ancora qui, finto vivo, immobile nell’attesa mentre mi sposto verso il nulla. Sapessi com’è dura qui, com’è difficile. Mi manca la sicurezza delle tue parole e la follia delle tue parole. Sono solo qua. Non è per niente vero che lo siamo tutti, lo siamo per condanna o per volontà.  Voglio però essere sincero Maestro, perché mi recherebbe parecchio dolore se tu pensassi che abbia disatteso i tuoi insegnamenti. Voglio che tu sappia che ho lottato, eccome se ho lottato ma ho perso, miserabilmente perso! E c’è di più ti dirò, io sono pure un bugiardo! Sì, sì un bugiardo bello e buono!  Tutta la mia vita è una menzogna, una storia inventata, una copertina lodevole di esperienze e pensieri. Tutto falso e quella falsità ha riempito la mia non vita, senza quel mentire spudorato io non sarei altro che il nulla.

E’ merito di quelle falsità se sono riuscito a sopravvivere e irrigidirmi dandomi un tono. L’epilogo? Il fallimento inesorabile. Non riconosco più le mie idee, il mio onore, i miei ideali, i miei concetti e i miei sogni. Le battaglie però le ho affrontate tutte e tu c’eri, mi hai visto sul campo di battaglia mi hai addestrato al peggio ed io ho lottato e lottato anche dopo la tua morte. Tu zitto zitto hai deciso, a un certo punto, quando ti ha fatto più comodo, andare via. Fare i bagagli e andare via. Non ti sei mica penato di pensare a me, no di certo. Abbandonato durante la guerra più tremenda nella quale tu mia abbia mai mandato.

Mi ha fatto male morire sai? Molto e non è per nulla carino. Ora te lo racconto…

 La lama mi ha trafitto da parte a parte, dalla schiena al torace. Ho visto improvvisamente spuntare dal mio petto la punta insanguinata della spada. Mi sono voltato sconvolto, colpito nel mezzo della battaglia da un alleato. Dovevo darti ascolto Maestro, dare ascolto alla tua parola onirica e a quel primitivo rifiuto. Ero in ginocchio, bloccato dal dolore e vedevo la Bestia correre via, veloce, goffa, nuda e disperata. Cavolo se correva, a gambe in spalla. Aveva più terrore di me. Il suo era panico, la mia angoscia. Ho dovuto rimuovere la spada da me, gettandomi violentemente volto a terra. Non una! Ma più volte fino a quando la spada non si è ritratta e con educata cura distruttiva si è congedata sfilandosi dal mio corpo. Sono morto in silenzio, non ho urlato e nemmeno gridato sai? Eppure di sangue ne vedevo e la vita salutava sul palco tra lo scroscio di applausi atoni. Sì, proprio così, non è importato nulla di me, nemmeno alla morte. 

Sapessi le lacrime, il quanto soffrire e la disperazione. Nel più completo deliro d’angoscia cercavo di fermare il sangue che sgorgava dalla fonte e carponi nel sudiciume del campo di battaglia cercavo di rimettere dentro i laceri di anima che uscivano dalla cavità della sanguinosa ferita. Morivo e nessuno se ne accorgeva. Ero disperato e nessuno vedeva il mio avvilimento e la mia irrefrenabile sconfitta. Ho sentito un tonfo e un crepitio. Frantumi e mille pezzi. Ho chiuso gli occhi e riverso tra lacrime e sangue sono morto e lì sono rimasto. Fermo, immobile.

Perché non sei stato onesto come me? Perché piuttosto che dirmi di essere il migliore dei guerrieri non mi hai detto di essere il migliore tra i morti? Ma quali armi? Ma quali armature mi hai mai dato tu?! Potevo risparmiarmi il dolore e non vivere, potevo fingere ed amare. Cosa rimane ora?  Sono fermo, appeso al tempo. Cerco una via che non trovo. Vivo senza il respiro del mio spirito. Come lo vorrei indietro il mio spirito, vorrei che fosse guarito. Ho come il timore che le ferite lo abbiano rattrappito e atrofizzato. Come veterano e invalido mi hanno conferito la mia medaglia. La solitudine.

Ricordare il seguito è difficile Maestro, forse un altro giorno quando sarò ancora più vicino all’invisibilità, sarà mia premura squarciare la cicatrice, vivificarla di rosso sanguigno e ti racconterò come sono morto i giorni a venire.

Dove sei Maestro? Ti scrivo ancora. A presto.

Con affetto Io