Esistono mondi infiniti senza spazio né confini, senza luci e senza ombre; solo permane infinito essere.
Sono tre i mondi infiniti: il tormento, il grande assente e l’irrimediabile io.
Il grande assente
Il suo nome non esiste: ogni elenco è vuoto; né targa, targhetta o cartellino si macchia delle sue lettere. È l’assente muto, il silenzio dopo il richiamo. Non c’è, è svanito, sparito…Andato via in un giorno di sole qualunque senza i frastuoni della tempesta come il suo nome evoca e ha evocato.
Semplicemente assente questo mondo senza fine lascia da solo il superfluo, l’onirico il desiderio. Le lacrime seccano e cadono zuppe di aridità in una landa deserta e desertificata. Le lacrime un tempo umide diventano ora fragili granelli di sabbia che arano il tempo. L’assenza aumenta; il grande assente è sempre lontano; lontano ancora si vedono le orme di ciò che un tempo deserto non fu; ma fiume e salice per un amore- che si chiama e si cinta di troppo- tra il pianto e il suo scorrere. Nel letto di quel fiume tutto ha inizio: inondato, straripato, levigato fino alla polvere e in fine prosciugato.
È il grande assente che non torna e lui stesso non ritorna
perché ora il sole è alto nel suo mondo e la veglia si desta;
lui, l’assente, rimane assonnato nel sogno.
Il volto baciato dall’aria arida del deserto lo chiama ogni giorno del giorno.
Vive solo nell’eco di una risposta in una lacrima di sabbia che gratta i vasi dell’occhio e con il sangue cade.
L’amore anche oggi non torna.