Pecios n.112 Io & Oggi

Cade da solo isolato là, fra gli altri e i molti.

Il crollo è invisibile e indicibile al sol udire

in tal silenzio forzato a stranire finché nulla ha più da dire.

Tutti voltati sono un muro su un morto e un coro su una morte senza ricordo.

Né lazzi né fiori.

Disdegna il volto

umilia l’uomo,

putrido e negletto,

il tempo corre

ma è una vita in meno

non c’è peso,

anzi sollievo.

Pecios n. 111 Fermo immobile

Lo scorgo ogni giorno,

immobile di contorno

a capo chino, immerso

solidamente fragile,

irrealmente sincero

l’abbraccio sicuro senza nessuno.

Che estasi la notte,

che estasi il sogno:

altre vite, altre braccia,

non più parole,

solo sogno

amore sincero.

Pecios n.106 Lacrima franta

Arso scorre le fronde erose,
coi sassi e ciottoli,
levigati,
pietosi, accalcati,
secchi,
a ridosso della foce.
S’alza una voce,
un grido un richiamo al verbo
“Il cuore è morto?”.
Spianato il letto è fermo, non c’è corrente.
Choisa dagli occhi un fiume di lacrime,
la forma ha di gocce
al suolo cadute
macchie
ora scure ora chiare e niente più.
Chiusa la chiusa comanda il sentimento!
Il tocco tangente di un intimo pensiero
in una vita sola sorgiva del niente.
Svanite acque, rimpianti riflussi, solitari pianti,
arso percorre franato il corso

Pecios n.105 Nemici per sempre

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Lineamenti e tratti dei tuoi volti,

figli dei miei mille ritratti di memoria ed espressione;

mi trovo legato a quegli occhi:

io come un tempo fosco,

nei tuoi temo

e scruto tra gli aghi di gioia sconsolati segni.

Sono solo occhi,

come numeri crescendo indicano la fine

su piani paralleli incrociati corrono i versi, lemma e fragore.

Solido aspetto,

fra noi,

il corpo comanda nel tempo.

Aspettando ore declino, vivendo per giorni deperisco

nei lineamenti che ci legano

divisi per sempre

nei giorni del tempo

siamo nemici per sempre uniti.

Pecios n.104 I Finti amanti

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Sulla fine del giorno la luce si consola nel riposo;

i righi della notte coi neri colori,

a macchie si dividono dalle luci delle case.

Oltre le porte oltre le mura,

la paura degli amanti non consola quel senza ombra,

dubbio, celato,

alla luce aforisma.

Veduta d’amore risale, ribolle, travalica e ascende

nel petto di una certezza indifferente al dono della vita.

Gli amanti presto cercano la mano,

la stringono, la spingono su per il cuore che duole,

ecco un attimo nella grazia dell’amore per non perire soli nel dolore.

Il convivio degli amori si placa nel placebo dei silenzi;

fra gli amanti, nel nido del riposo di allegorica unione,

il fagotto aggraziato si volge di lato,

ignaro della lotta.

In esso si salva e perpetua il senso dell’amore;

i finti amanti in tal senso vivono.